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Fiori alle ministre e viaggi: pagava tutto il presidente Renzi

renzi_provinciaLE SPESE DI RAPPRESENTANZA QUANDO ERA IN PROVINCIA: PRANZI DA 1800 EURO, MISSIONE NEGLI USA DA 70MILA EURO.

Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo e Giorgia Meloni il 12 maggio 2008, dopo aver giurato da ministre del governo Berlusconi, ricevettero, tra i doni dei sostenitori, anche un mazzo di fiori da un mittente comune e all’epoca a loro totalmente sconosciuto: Matteo Renzi. Il giovane presidente della Provincia, per complimentarsi con la quota rosa fece recapitare alle neoministre un omaggio floreale. La ricevuta è tra le migliaia messe in ordine dalla Corte dei Conti nel fascicolo che riguarda le spese di rappresentanza della Provincia guidata dal boy scout di Rignano sull’Arno negli anni tra il 2005 e il 2009. Il fascicolo è stato aperto solamente nel 2012 a seguito di un’indagine del Ministero dell’economia che rivelò “gravi anomalie” nella gestione renziana della Provincia, ma ormai lui era già sindaco e proiettato alla conquista del Pd, così le conseguenze sono ricadute sul successore Andrea Barducci.
SE È VERO, come sostiene Renzi, che le Regioni devono farsi perdonare dai cittadini a seguito delle inchieste sulle spese pazze che hanno coinvolto tutti i governi territoriali (con eccellenze come la Lombardia che ha visto indagare il 90 per cento dei consiglieri) è altrettanto vero che, osservando a ritrovo la gestione della Provincia, Renzi è stato un precursore delle spese di rappresentanza. Ma va detto che la procura di Firenze, a differenza di quelle del resto d’Italia, non ha aperto alcun fascicolo
, lasciando così alla magistratura contabile il compito di accertare solo ciò che era di sua competenza. L’esempio più recente riguarda Matteo Richetti che lo scorso settembre ha rinunciato alle primarie del Pd perché indagato per peculato: da consigliere regionale, secondo la procura di Bologna, avrebbe speso 5500 euro di spese in maniera poco chiara. Ecco. A Matteo Renzi, invece, la Corte dei Conti ha contestato diversi milioni di euro spesi tra il 2004 e il 2009, anni in cui era Presidente della Provincia. E nel periodo in cui era impegnato nelle primarie per il sindaco di Firenze e nella sfida, poi vinta, per conquistare Palazzo Vecchio. Il contenzioso tra Corte dei Conti e Provincia è ancora in corso. Nel luglio 2007 la Provincia liquida ristoranti e ricevute per 17 mila euro. Undicimila a ottobre e altrettanti novembre. Sempre per “attività di rappresentanza”. Per lo più sono cene, conti di pasticcerie, ristoranti, trattorie. Al bar Nannini, per dire, il 17 ottobre 2007 Renzi spende 1.224 euro; 1.213 li lascia al ristorante Cibreo, due mila in totale alla trattoria da Lino, 1.855 alla Taverna Bronzino. Qui è il cinghiale a farla da padrona. Il ristorante non è tra i più economici di Firenze, del resto. Ma a Renzi piace. Per tutto il suo mandato alla guida della Provincia frequenta assiduamente i tavoli della taverna. Con conti che oscillano tra i 200 ai 1.800 euro. Renzi ogni tanto cambia ristorante. Alla trattoria I due G in via Cennini il 29 aprile 2008 ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per annaffiare una fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via dei Girolami il 13 giugno 2008 si atto-vaglia con due commensali e opta per un vino da 60 euro a bottiglia. E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa (anche qui), riesce a spendere per un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al ristorante Cibreo.
DURANTE le missioni all’estero non è da meno. Il 22 aprile 2008 la carta di Credito della Provincia (che usa il presidente) paga alle ore 01:01 pm un pranzo al Riva Restaurant on Navy Pier di Chicago: 4 aragoste, 2 sushi, 2 pepsi, una birra e 2 porzioni di gamberi fritti. Oltre allo scontrino, l’estratto conto della carta conferma che quel conto è stato saldato da Renzi in persona. In una delibera della Provincia di Firenze del 12 Maggio 2008 si legge: “Il sottoscritto Matteo Renzi (…) attesta sotto la propria responsabilità, che le spese delle fatture sottoelencate e che vengono inviate alla liquidazione dei competenti Uffici della Provincia, sono state da me sostenuto nel corso di attività istituzionali e di rappresentanza”. Segue elenco di pranzi e cene. Il fidato capo gabinetto Giovanni Palumbo, oggi con Renzi a Palazzo Chigi, firma decine e decine di delibere per rimborsi spese del presidente che aveva a disposizione anche una carta di credito con un limite mensile di 10 mila euro. Nell’ottobre 2007 però riesce a farsela bloccare. Durante un viaggio negli Stati Uniti, infatti, la carta viene sospesa a garanzia di un pagamento da parte di un hotel così Renzi è costretto a pagare di tasca sua 4.106 dollari, al cambio dell’epoca 2.823 euro, all’hotel Fairmont di San Jose, in California. Appena torna in Italia si fa restituire la somma. Una delibera del 12 novembre autorizza il versamento dei 4 mila dollari al presidente. Solo per quel viaggio le casse della provincia tra biglietti, alberghi e ristoranti, spendono 70mila euro. Dal due all’otto novembre per la missione a Santa Clara sempre in California e sempre per “attività internazionali” la Provincia stanzia 26.775,82 euro. Renzi, si legge nella delibera firmata dal solito Palumbo, deve presentare il Genio Fiorentino dell’anno successivo, incontrare i rappresentanti delle aziende Cisco e Apple, verificare lo stato di avanzamento delle attività avviate con il Mit, Massachusetts Institute of Technology. Che è a Boston. Dove è tornato circa un mese fa da Presidente del Consiglio. Ma le spese della missione compiuta da premier non sono state rese note sul sito di Palazzo Chigi.

di Davide Vecchi
Il Fatto Quotidiano 19.10.2014

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