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Lebbra ed Enti fantasma, ecco come si spende in Sicilia

ars_siciliaNELLA FINANZIARIA DELLA REGIONE DI CROCETTA STANZIATI 3 MILIONI E MEZZO PER GLI OPERAI DI MINIERE CHIUSE E 76MILA EURO PER MALATTIE CHE NESSUNO HA

Ci sono tre milioni e 545mila euro destinati agli stipendi per operai e impiegati delle miniere di zolfo, che in Sicilia hanno smesso di produrre negli anni 50, gestite dall’ente minerario, soppresso nel 1999, insieme agli altri carrozzoni siciliani, l’Espi, l’Azasi e l’Esa, i primi tre tenuti in vita con 4 milioni e 76mila euro, l’Esa beneficiato da otto milioni e 839mila euro. E ci sono 100mila euro per le aziende di trasporto pubblico per “gli oneri derivanti dalla circolazione gratuita per motivi di servizio’’.

QUALI, non è specificato. Ma la norma capolavoro è l’art. 58, che recita testualmente: “Interventi a favore delle scuole musicali provinciali, delle istituzioni a carattere culturale e scientifico e per il servizio di vigilanza venatoria”, che inghiotte 9 milioni e 150mila euro. Che nesso c’è tra le scuole musicali e i guardia caccia è un mistero del terzo assestamento di bilancio (sul piatto 150 milioni di euro), partorito dall’Assemblea regionale siciliana trasformata nel consueto suk segnato da imboscate reciproche e insulti, tra norme ad personam e altre volutamente generiche, molte a rischio di impugnazione da parte del commissario dello Stato. Regali generosi in una finanziaria che, se non serve allo sviluppo della Sicilia, servirà molto agli stessi deputati, che con una norma ad hoc, hanno blindato i propri stipendi: un emendamento li colloca al primo posto tra i creditori della Regione. Scorrendo la “lista della spesa” si scopre che in Sicilia è tornata la lebbra, e i cittadini non se ne sono accorti: l’Ars ha stanziato 76mila euro come sussidio integrativo a favore degli ammalati affetti dal morbo di Hansen (ex cap. 42463). Tra Opere Pie, centri studi, direzionali e di documentazione l’assistenza non si nega a nessuno, neanche alle persone scomparse: ecco l’articolo 47, ribattezzato “Chi l’ha visto?”, che assegna 10mila euro alla ricerca di persone scomparse. E altri 742mila euro sono pronti per il personale dell’ex Fiera del Mediterraneo, 39 dipendenti transitati alla Resais, la black company della Regione siciliana, visto che l’ultima esposizione risale al 2009, l’ente è stato liquidato nel 2010 dopo un passivo di oltre 9 milioni di euro di contributi previdenziali e circa 8 milioni di euro di debiti con i privati nonostante un sito ancora on line ne magnifichi il ruolo, “uno dei più vitali – recita – centri di interesse di tutta l’area mediterranea tendente a un sempre crescente coinvolgimento di operatori”. E se dieci milioni sono pronti per i lavoratori Pip, storico bacino di precari che oggi devono scegliere tra 800 euro al mese e 25mila euro di buonuscita per staccarsi definitivamente dal seno di mamma Regione (e sulla scelta in pochi nutrono dubbi), l’Ars non dimentica i precari di Bruxelles, destinando 125mila euro per gli “oneri per il personale a tempo determinato assunto contratto di diritto estero”. Altri 45mila, per non creare disparità di trattamento, sono previsti per “il personale esterno in servizio all’ufficio di Bruxelles con qualifica diversa da quella dirigenziale”, che in realtà dovrebbe essere pagato con fondi previsti stabilmente nel bilancio della regione.

CON 33MILA EURO i deputati siciliani resuscitano l’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura che in Sicilia gestiva pagamenti per un miliardo e cento milioni di fondi europei, abolita dopo i rilievi della Corte dei Conti di Bruxelles: tanto costerà un, evidentemente indispensabile, inventario vitivinicolo. Ma la fotografia più nitida dello spreco è l’art. 29, che stanzia dieci milioni di euro per, è scritto testualmente, soggetti “beneficiari di sostegno economico’’: sono enti, associazioni, organismi vari che promuovono iniziative a rilevante valore sociale. Cifre dello spreco destinate a finire probabilmente nei rapporti semestrali dello Svimez, che ai deputati siciliani non deve piacere molto: all’istituto che monitorizza lo sviluppo del Mezzogiorno hanno destinato infatti solo 9mila euro.

di Giuseppe Lo Bianco
Il Fatto Quotidiano 06.08.2014

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