BARI – “Sulla galleria Pavoncelli bis spero tanto che entro settembre dello scorso anno la Regione Puglia abbia almeno avviato il percorso per l’accordo di programma con la Campania e il Ministero delle Infrastrutture, altrimenti dal prossimo primo aprile, e dopo circa trent’anni e uno sperpero incredibile di denaro pubblico, i lavori si fermeranno ancora una volta. Per la gravità del problema, e per le strette connessioni con le prerogative del Parlamento nazionale, chiedo che il Presidente Introna convochi con urgenza una seduta del Consiglio regionale sull’argomento”.
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento al rischio di sospensione dei lavori per la realizzazione della Galleria Pavoncelli bis, che potrebbe avvenire dal 1 aprile prossimo.
“Farò di tutto per evitare questa prospettiva, assieme a tutti quelli che se ne infischiamo del chi sia, o dovrebbe essere, la stazione appaltante, e che invece tengono solo alla continuità dei lavori, e senza un’ora di interruzione.
La Pavoncelli bis è la più importante opera pubblica al servizio della Puglia, perché dovrebbe sostituire la vecchia Pavoncelli, in gravi condizioni di stabilità strutturale a seguito del terremoto del 1980, e che nonostante tutto porta ancora l’acqua ad un terzo di pugliesi. È facile capire che un qualsiasi problema alla vecchia Pavoncelli, lascerà nella sete una parte imponente dei pugliesi.
Non possiamo consentirci inerzie, anche con riferimento a studi specifici sul rischio sismico nell’area in cui insiste la vecchia Pavoncelli, realizzati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
Abbiamo dunque pochissimo tempo per rimediare ad eventuali ritardi ed evitare il rischio della sospensione dei lavori, ed assieme la più grande frustrazione che si possa provare nell’amministrazione pubblica, e mi scuso se parlo anche di me: aver lavorato quattro anni per superare insidie e ‘battaglie’ ingaggiate con la Regione Campania e con il conforto della sola Città di Caposele, portato a decisione decine di contenziosi, riappaltati i lavori, riaperto il cantiere, messo in funzione la grande talpa, e poi, dopo tutto questo, avvertire il timore che tutto possa risultare ancora una volta vano”.