Si resta disorientati, ammutoliti, incazzati con la rabbia agli occhi e il cuore in tempesta. Lo Stato, dunque, conosceva bene i nomi, i cognomi, i protagonisti, le logiche, i segreti inconfessabili dello scempio ambientale che ha trasformato la Campania e il meridione d’Italia in una Chernobyl. Una bomba ambientale dagli effetti nefasti. Non è un caso se il tumore nelle nostre disgraziate terre è un’epidemia, quasi una malattia esantematica. Hanno negato per anni anche i dati sulle morti per neoplasie. Stranamente ancora oggi non esiste un registro operativo e conoscitivo sui dati delle patologie in Campania.
Diciamolo con chiarezza: c’è un’ipoteca di scarsa aspettativa di vita sulla testa di almeno tre generazione di italiani che vivono nel sud del Paese. Le parole del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone non sono profezie ma fatti raccontati a verbale il 7 ottobre del 1997 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La decisione della Camera dei Deputati di rendere pubblica quell’audizione segretata ci mette di fronte a uno Stato che nelle sue più diverse articolazioni si è macchiato del genocidio di una popolazione.
Lo Stato sapeva tutto. Su quei segreti a doppia mandata, una casta di politici, funzionari, mafiosi, hanno costruito le loro scellerate carriere, rafforzato il loro potere autoreferenziale. Tutti sapevano tranne chi abitava quei territori. Rileggendo il verbale di Carmine Schiavone forse dobbiamo ammettere che il più onesto della compagnia è stato proprio l’ex cassiere dei Casalesi oggi 71enne. In quelle 50 pagine di fottuto verbale non ci sono macabre profezie ma una denuncia circostanziata e precisa di fatti con tanto di documenti allegati. Nessuno è intervenuto.
C’erano forti interessi affinché la Campania e in generale il Mezzogiorno d’Italia accompagnassero e sostenessero il boom economico dell’Italia settentrionale, il miracolo della locomotiva del Nord Est e di mezza Europa. Gli atti della Commissione, non parlo solo dell’audizione di Schiavone, certificano l’esistenza dei livelli quell’impasto di camorristi, n’dranghetisti, mafiosi, sacra corona unita, massoni, esponenti di vertice delle istituzioni e dei partiti politici. E’ questo il volto vero del nostro Stato? Quell’organismo parlamentare, allora presieduto dal verde Massimo Scalia, approvò all’unanimità una proposta di legge per meglio combattere gli inquinatori. Norme e leggi rigidissime che per la prima volta introducevano nel codice penale il concetto di “delitti contro l’ambiente” e l’inserimento nel Codice penale l’associazione di tipo mafioso contro l’ambiente cioè nasce il concetto di ecomafie.
Nel lavoro della commissione c’era davvero tutto. Troppo per uno Stato colluso e che faceva affari con le mafie. Quel pregevole lavoro è rimasto per sedici anni sotterrato nei cassetti. Chiedo perché?
Anzi lo stesso Massimo Scalia come il suo collega di partito Edo Ronchi e tanti altri furono cacciati su due piedi dai Verdi e poi espulsi dalla politica. Erano degli appestati. Come non pensare all’ex leader e ministro dell’Agricoltura il salernitano Alfonso Pecoraro Scanio, un vero tsunami che azzerò con la sua politica rampante e di compromesso la storia ambientalista in Italia. Neppure i cocci si posso raccogliere. Il più pulito ha la rogna. I politici che adesso si strappano le vesti e parlano di bonifiche cosa facevano all’epoca oltre che a portare la borsa e intrallazzare? E i magistrati dov’erano? Nell’ultima intervista Carmine Schiavone dice sferzante a Rainews24 “20 anni ho fatto scuola, 30 anni alta mafia ed ora è da 20 anni che vivo in mezzo a questo schifo di istituzioni”.
Ecco queste schifo di istituzioni devono spiegare. Hanno il dovere di farlo.Concludo con ciò che scrive sulla sua bacheca don Maurizio Patriciello: “Il popolo campano chiede, vuole, pretende che lo Stato si spieghi. Spieghi perché per quasi 20 anni queste dichiarazioni esplosive sono state tenute segrete, e per di più, si è agito come se non esistessero. Spieghi perché non ha avvisato, come era suo dovere, i cittadini del pericolo incombente che correvano. Sono domande che prorompono da cuori scorticati. Meritano e impongono risposte piene e immediate”.
di Arnaldo Capezzuto
Il Fatto Quotidiano 02.11.2013