Un intervento ampio e articolato quello svolto da In_loco motivi al 1° congresso nazionale della Confederazione per la mobilità dolce svoltosi a Rimini il 3 e 4 ottobre. «In un ambito di discussione nazionale sulle problematiche del trasporto – dichiara Pietro Mitrione – ci è stata data l’opportunità di illustrare lo scempio che sta avvenendo nella nostra Irpinia in materia di trasporto pubblico locale ed in particolare di quello su ferro. In pratica Avellino e la sua provincia stanno, silenziosamente, scomparendo dalla geografia ferroviaria italiana. Si sta annullando la memoria e l’identità di un territorio, il suo valore infrastrutturale viene sganciato dal resto della nazione. Ciò significa accentuare isolamento e perdita di relazioni in un momento di grave crisi economica. E questo accade, purtroppo, in Irpinia, un’ area già emarginata dallo sviluppo. Quanto scritto nella nostra relazione lo affidiamo ai sindaci irpini che in questi giorni hanno aperto la “vertenza irpina”».
Quattro pagine in cui l’associazione irpina ha spiegato le ragioni della sua nascita e l’isolamento in cui la provincia di Avellino si è trovata con i tagli alla linea ferroviaria. «Semplice immaginare il contesto in cui si è svolta tale attività – si legge nella relazione – siamo forse l’unica provincia italiana, e di sicuro l’unica in Campania, che ha una ferrovia ma non la utilizza, a partire dal 2010 un susseguirsi ininterrotto di chiusure e soppressioni: chiusura della linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio ed eliminazione completa dei collegamenti su ferro Avellino – Napoli nel dicembre del 2010, pesante riduzione dei collegamenti ferroviari tra Avellino e Salerno nel 2011 e 2012, eliminazione di tutti i collegamenti locali sulla Benevento-Foggia, soppressione del treno Avellino – Roma nel Settembre del 2012, impoverimento delle relazioni sulla ferrovia della Valle Caudina sostituzione di collegamenti ferroviari con autobus a discapito delle esigenze degli utenti, riduzione continua dei chilometri assegnati al trasporto su gomma fino alla recente previsione del “servizio a chiamata”. Addirittura nel periodo compreso tra Settembre ed Ottobre 2012 si è assistito al completo taglio dei collegamenti tra Benevento ed Avellino e tra Avellino e Salerno che aveva costretto alla chiusura della stazione di Avellino, riaperta poi solo part-time dopo le proteste dei cittadini che hanno costretto la Regione Campania ad un rapido dietrofront».
«Si può dire normale – questi alcuni degli interrogativi posti dall’associazione . una provincia che pur essendo dotata di ferrovie vede programmate relazioni su ferro per soli 300mila km-treno a fronte di 15 milioni di km-bus per quelle su gomma? Ha senso che Avellino
sia l’unico capoluogo di provincia campano a non essere collegato su ferro con Napoli? Ha senso portare ogni giorno migliaia di studenti all’Università di Salerno su autobus senza pensare minimamente ad un discorso di integrazione ferro-gomma e senza pensare che con un semplice raccordo alla ferrovia Avellino-Salerno si potrebbe portare la quasi totalità degli studenti con relazioni su ferro? Ha senso che mentre si parla della metropolitana leggera cittadina di Avellino che collegherà centro con autostazione e stazione ferroviaria, quest’ultima sia utilizzata “part-time” e costantemente a rischio chiusura invece che essere potenziata con collegamenti verso gli altri centri campani?»