Entro la fine del mese si discuterà in Aula la mozione che impegna l’esecutivo a rivedere la partecipazione italiana al progetto dei cacciabombardieri di nuova generazione. Anche per sollecitare la Camera a votarla nasce una petizione che ha già le firme, tra gli altri, di Umberto Veronesi, Gad Lerner, Alex Zanotelli,
Costi altissimi in giorni di crisi, tempi tecnici sempre più incerti. Tutto per acquisire “uno strumento militare in grado di portare ordigni nucleari: un caccia il cui uso mal si concilia con la nostra Costituzione”. La campagna “Taglia le ali alle armi”, contro l’acquisto da parte del governo italiano dei cacciabombardieri F35, entra in una nuova fase e si sposta anche dentro le istituzioni. Oltre centocinquanta parlamentari e numerosi esponenti della società civile si sono mossi con l’obiettivo comune di spingere il governo a ripensare la partecipazione italiana al progetto F35, a partire dal numero di esemplari da ordinare. “Si tratta di impedire l’ennesimo e gigantesco spreco di denaro pubblico”, ripetono i responsabili della campagna.Non sarà una campagna facile. A parte tutte le alte gerarchie delle forze armate, lo stesso ministero della Difesa, Mario Mauro, definisce “inderogabile” l’acquisto dei caccia, mentre a ‘legare’ l’Italia ai partner del progetto vi sono vincoli di natura politica e persino contrattuale. Dall’altra parte, però, c’è un’opinione pubblica sempre più sensibile al tema ed al paradosso di destinare una somma vicina ai 90 miliardi alle armi proprio quando non ci sono risorse minime per il lavoro, la scuola o la sanità. E dunque la società civile si mobilita.
L’appello. Sottoscritto tra gli altri da Ascanio Celestini, Luigi Ciotti, Riccardo Iacona, Chiara Ingrao, Gad Lerner, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Cecilia Strada, Umberto Veronesi ed Alex Zanotelli, l’appello rivolto alla Camera dei deputati chiede l’immediata cancellazione della partecipazione italiana al programma degli F-35. Perché “spendere 14 miliardi di euro per comprare (e oltre 50 miliardi per l’intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, capace di trasportare ordigni nucleari, mentre non si trovano risorse per il lavoro, la scuola, la salute e la giustizia sociale è una scelta incomprensibile che il governo deve rivedere”.Per questo, scrivono i firmatari dell’appello, “chiediamo a tutti i deputati di sostenere tutte le iniziative parlamentari tese a fermare il programma degli F35 e a ridurre le spese militari a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro l’impoverimento dell’Italia e degli italiani”.
COME FIRMARE L’APPELLO
La mozione. La prima di queste iniziative arriverà alla Camera nei prossimi giorni. Si tratta di una mozione firmata da 158 parlamentari del Pd, di Sel e del MoVimento Cinque Stelle. Nel testo si legge: “Il programma dell’F35 è diventato un progetto dal costo elevato a fronte di prestazioni peraltro incerte e non corrispondente alle esigenze difensive del nostro Paese, con ricadute industriali e occupazionali molto lontane dalle aspettative”. La richiesta dei deputati è di destinare i fondi stanziati per il caccia all’edilizia scolastica e alla messa in sicurezza del territorio. Perché “in una scuola su tre (su due al Sud) mancano i certificati di sicurezza. Migliaia di edifici stanno su territori a rischio sismico o idrogeologico”. E non si tratta solo “dell’intonaco che cade, dell’infiltrazione d’acqua, dell’umidità: lo stato dell’edilizia scolastica nel nostro Paese è drammatico, al punto che in alcune città le amministrazioni si trovano nel dilemma se aprire una scuola non a norma o lasciare a casa i bambini”.
La domanda a Epifani e l’impegno della Cgil. Intanto i promotori della campagna “Taglia le ali alle armi” rivolgono una richiesta anche al segretario del Partito democratico, Guglielmo Epifani. Si parte da una premessa: “Sempre più esponenti del Pd – da Pippo Civati a Fausto Raciti – sono contrari all’acquisto degli F35”. Quindi, “ci domandiamo come mai, a questo punto, dal segretario del partito non venga una parola definitiva sulla questione”. Inoltre, si tratterebbe di “onorare la promessa fatta in campagna elettorale da Pierluigi Bersani”. Sul fronte del no all’acquisto è schierata la Cgil: “Per reperire le risorse per i giovani, il lavoro, la crescita, è opportuno andare a tagliare laddove non si taglia mai. Anche nei capitoli di spesa degli F35 e in generale per le missioni militari”.
di Carmine Saviano
La Repubblica