LUIGI DI MAIO, 26 ANNI, PRESIEDERÀ A MONTECITORIO POLTRONE DIVISE CON TUTTE LE OPPOSIZIONI SCHEMA CHE SARÀ REPLICATO ANCHE CON LE COMMISSIONI.
I grillini invece sono stati avvertiti dai democratici con una telefonata. Parola di Speranza: “Abbiamo deciso di accordare la loro richiesta unilateralmente”. Insomma, la mossa non aiuterà la formazione di un governo. Ipotesi sigillata dalla frase con cui Pier Luigi Bersani ha concluso la conferenza stampa al Quirinale: “Il Movimento 5 stelle in questi giorni ci ha chiesto di votare i loro candidati a Camera e Senato per rispetto dei loro elettori, ma loro non votano i nostri. Allora noi abbiamo dimostrato rispetto per i loro elettori, loro non hanno mostrato rispetto per i nostri”. Anche – sottinteso – non aiutando la nascita di un esecutivo.
Alla fine i nuovi vicepresidenti della Camera sono Maurizio Lupi (Pdl), Marina Sereni (Pd franceschiniana) e Roberto Giachetti (Pd renziano). A Palazzo Madama eletti Maurizio Gasparri (Pdl), Valeria Fedeli (Pd bersaniana ed ex cigiellina), Roberto Calderoli (Lega) e Linda Lanzillotta (Sc). I questori, cioè il Cda della Camera, saranno il Paolo Fontanelli (Pd dalemiano), Gregorio Fontana (Pdl) e Stefano Dambruoso, (Scelta Civica). Al Senato Laura Bottici (M5S), Lucio Malan (Pdl) e Antonio De Poli (Sc). Più i segretari d’aula a Montecitorio e Palazzo Madama che andranno a comporre tutti insieme l’ufficio di presidenza. Con una lottizzazione in piena regola. Si riuniranno alla Camera questa mattina alle 10 per ratificare gli annunciati tagli a stipendi e privilegi. Il “contagio grillino”, dopo aver colpito i presidenti Piero Grasso e Laura Boldrini – che ieri hanno ufficializzato la volontà di ridurre i loro emolumenti non più del 30% ma del 50% – ha raggiunto anche Roberto Giachetti: “Non voglio l’appartamento né l’auto blu” annuncia il neo vicepresidente. E l’indennità? “Di quella discuteremo nella riunione dell’ufficio di presidenza”. Che sicuramente penserà anche a una grossa sforbiciata per i gruppi parlamentari che oggi costano 35 milioni l’anno. Nonostante questo c’è chi si prepara a costituirne di nuovi, rinunciando a essere una delle varie componenti del Gruppo misto, per conquistare più soldi e dipendenti. Al Senato è pronto “Grande autonomia e libertà”, una costola del centrodestra composto da dieci senatori provenienti da Grande sud e Pdl, che ha come capogruppo il siciliano Mario Ferrara. Resta invece nel gruppo Misto Sel, che con 7 senatori dovrebbe chiedere una deroga per un gruppo autonomo. La stessa che vuole Ignazio La Russa per i suoi “Fratelli d’Italia”. L’ex ministro si è appellato a un comma del regolamento della Camera per poter formare un gruppo nonostante i soli 9 deputati eletti (a Montecitorio ne servono venti). Il precedente c’è, assicurano, ed è targato Fausto Bertinotti. “Perché allora non dovrebbe concedercelo la Boldrini?” chiedono. Da quelle parti l’epidemia grillina pare non essere arrivata.
Il Fatto Quotidiano 22.03.2013