“Sapete cosa stanno facendo Lazio, Campania, Liguria, Lombardia, Marche e Puglia, nel silenzio della stampa? Per allungare i loro debiti nel tempo, spostandoli pericolosamente in avanti, stanno procedendo al riacquisto dei loro stessi prestiti obbligazionari emessi tempo fa. Si tratta degli stessi debiti che hanno dato vita alla vicenda dei contratti derivati che tanti problemi ha causato alle finanze pubbliche, soprattutto alle casse del Tesoro e che è stata oggetto di continue interrogazioni e recenti interpellanze urgenti del Movimento.
Non è la prima volta che tentano questa operazione: un primo tentativo si era già arenato lo scorso dicembre, nello stesso periodo in cui il governo garantiva (con le nostre tasche) le banche internazionali sui propri immensi debiti in derivati (oltre 40 miliardi) con una specifica legge in finanziaria; questo in un periodo in cui nelle casse dello stato non c’erano manco i soldi per piangere. In perfetto stile Tesoro/Governo – ovvero in assoluto silenzio e opacità – l’operazione è ripartita. Dalle segnalazioni che ci sono arrivate, pare che le obbligazioni oggetto di riacquisto, che solo il giorno prima venivano offerte a un prezzo assai contenuto che rifletteva gli alti rischi e la modesta qualità, ora sono richieste dalle stesse regioni a prezzi stellari, persino superiori a quelli di titoli di stato. Che significa? Che le regioni pagheranno molto di più del prezzo “equo” e comunque un costo eccessivo per garantire il riacquisto totale. Tanto la differenza in eccesso la paga il contribuente! Pensate che, solo per la regione Puglia, per fare un esempio, la perdita secca per i contribuenti può arrivare fino a 200 milioni!
Quindi, mentre la gente vive in contesti in cui rischia che crolli un tetto in una scuola, se non a casa propria e le imprese chiudono per mancanza anche di un solo euro di investimento per garantirne la sopravvivenza, le regioni si prodigano, ancora una volta, per far concludere alle banche solo l’ultimo dei loro affari con lo Stato e/o la pubblica amministrazione.
Tutto qui? Ovviamente no.
Ci saranno da chiudere i derivati in corso, cosa che ovviamente avverrà (come sempre in passato) nella opacità più assoluta.
Chi sono questi sagaci “consulenti” che assistono le regioni? Sono in grado di comprendere le contorte architetture degli squali delle banche? Soprattutto, data l’entità di milioni di euro, sono persone davvero indipendenti?
Con che soldi le regioni ricompreranno i bond? Ma ovviamente facendo nuovi debiti (a tassi ancora non noti) e di certo il rimborso si allungherà: la norma parla di 30 anni su un debito che era già stato procrastinato di lustri! A chi lasciamo questi debiti originari? Forse ai nipoti di coloro che se li sono assunti? Ma andiamo avanti.
Poiché il prolungamento a 30 anni consentirà esborsi finanziari sensibilmente più ridotti rispetto a quelli delle vecchie obbligazioni, permetterà a queste Regioni di disporre di nuove risorse che prima erano destinate al rimborso del debito. Insomma sì, nuova “cassa” ma a fronte di maggiori costi economici!
E non finisce qui. Cosa faranno le regioni di quei soldi “risparmiati”? Saranno opportunamente accantonati a copertura dei futuri impegni o spesi per le necessità “correnti”, magari per chiudere qualche buco qua e la?
Ma insomma qualcuno verificherà che queste operazioni garantiscano una reale convenienza economica per il contribuente e non solo una costosa disponibilità di cassa? Non è che ci si ritroverà nelle aule tribunali tra qualche anno come successo e come sta ancora succedendo sui derivati degli enti locali?
La cosa fa rabbia se si pensa che nel nostro paese ci sono organismi di controllo PUBBLICI come, tra l’altro la CONSOB, dotata peraltro di un ufficio ultra specializzato per valutare obbligazioni e derivati, ma come in tutti i casi precedenti non è stato interpellato. Forse ancora una volta non c’è “interesse” affinché questo possa esprimere un giudizio tecnico, stavolta nell’interesse pubblico e non in quello delle banche?
Non ci arrenderemo di fronte a questi silenzi assordanti del Governo. Andremo avanti. Con tutti gli strumenti democratici a disposizioni. Finchè non arriverà il giorno, assai vicino ormai, in cui i cittadini, con un tratto di penna, decideranno di VOTARLI VIA!” Carla Ruocco, M5S Camera