“Se dovessi andare in giro a ricevere applausi manovrati dalla claque e stringere le mani a controfigure mi chiamerei Renzi, invece mi chiamo Paola Taverna e capisco la rabbia delle persone che ho incontrato oggi, non la cavalco e non vado a fare campagna elettorale. Me ne frego se dopo due ore che ho parlato con decine di persone, tutto quello che passerà sui giornali saranno due controfigure che mi contestano. Ho mani libere e coscienza pulita tanto da sapere di non avere responsabilità se oggi le periferie sono abbandonate a se stesse. Sono entrata in quei palazzi proprio per questo ma il sistema tanto perfetto ha fatto si che oggi nella stessa periferia che mi ha visto crescere io venga percepita come una “politica“. Quando si spegneranno i riflettori, quando qualche comitato avrà garantito il nome di pochi nella prossima lista, quando Tor Sapienza verrà dimenticata, come Quarticciolo, come Tor Pignattara avrò modo di incontrare chi ha veramente voglia di cambiare questo Paese. Se credono che chi era lì oggi per garantire l’incontro di domani con Marino possa scoraggiarmi dal mio sogno di cambiare questo sistema vuol dire che non ci conoscono ancora. Tempo al tempo. I 1000 giorni di Renzi sveleranno tante cose. Cittadini con l’elmetto dentro le istituzioni altro che politici.” Paola Taverna, portavoce M5S Senato
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