DUE PROCESSI IN POCHE ORE PER IL SINDACO DI SALERNO, CHE RISCHIA 3 ANNI PER PECULATO. SE CONDANNATO, DECADE.
Le spade di Damocle sulla testa di Vincenzo De Luca sono due. E ben affilate. Se ne cade una sola, e potrebbe succedere entro la fine dell’anno, tanti saluti alla poltrona di sindaco di Salerno. E forse anche ai sogni di gloria di diventare governatore della Campania per il Pd. La giornata orribile per De Luca si consuma tra un’aula civile e un’aula penale del Tribunale. Da una parte lo vogliono far decadere. Dall’altra lo vogliono condannare a tre anni per peculato, reato che ricade tra quelli che prevedono la sospensione per 18 mesi secondo la legge Severino. Come a Napoli, come per il “nemico” Luigi de Magistris. Un fuoco di fila. La causa in Corte d’Appello Civile affronta l’ordinanza del 24 gennaio che lo ha dichiarato decaduto dalla carica di primo cittadino per incompatibilità con quella di vice ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture nel governo Letta (il ricorso dei legali di De Luca ne ha congelato l’esecutività).
È UN PROCESSO che si sviluppa su un’azione promossa dal Movimento 5 Stelle tramite l’avvocato Oreste Agosto. Ieri mattina erano in aula il senatore Andrea Cioffi e la deputata Silvia Giordano. Il pressing dei grillini per ottenere subito lo sfratto di De Luca (al secondo grado l’ordinanza è immediatamente esecutiva), confortati dal parere del procuratore generale Elio Fioretti, che ha perorato la conferma del provvedimento, si è arenato sulla difesa di De Luca che ha chiesto e ottenuto tempo per redigere una memoria conclusiva. La Corte d’Appello ha chiuso la discussione ed ha concesso 20 giorni per il deposito della memoria e altri 20 giorni per le repliche. Tra 40 giorni inizierà la camera di consiglio. Neanche il tempo di mettere a posto le carte nelle borse che alle 15 è iniziata la requisitoria del pubblico ministero Roberto Penna nell’ambito del processo penale che ha sviscerato le presunte illegittimità di vicende che risalgono al 2008. De Luca fu incaricato dall’agonizzante governo Prodi commissario governativo per la realizzazione dell’impianto in via Cupa Siglia, e poi firmò un’ordinanza, la numero 4 del 18 febbraio 2008, per nominare il fedelissimo capo staff Alberto Di Lorenzo project manager del termovalorizzatore. Il reato di peculato contestato a De Luca, a Di Lorenzo e al responsabile unico del procedimento Domenico Barletta si sarebbe consumato quando Di Lorenzo ha ottenuto la liquidazione di 15.000 euro dai 180.000 euro stanziati dal sindaco-commissario per retribuire il gruppo di lavoro che avrebbe dovuto avviare le procedure di realizzazione. “La nomina di Di Lorenzo fu illecita, inutile, dannosa – ha sostenuto il pm – Di Lorenzo si è mostrato tecnicamente impreparato per svolgere il ruolo”. Quindi, la richiesta dei tre anni di reclusione per il sindaco di Salerno. Le difese prenderanno la parola il 20 novembre, sentenza forse entro la fine dell’anno. Ieri De Luca era imputato con altre 22 persone anche per il Crescent, il quasi ultimato mega complesso edilizio sul lungomare di Salerno. L’udienza preliminare è slittata al 23 ottobre per la concomitanza con l’assemblea della Camera Penale.
di Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 10.10.2014