E’ la più grande banca privata del mondo: UBS, Unione Banca Svizzere. Un’assoluta autorità mondiale, un gruppo finanziario tra i più importanti del pianeta. Non nuovo a influenzare la politica: sua la famosa bufala sull’uscita dall’euro della Grecia, che “costerebbe 11 mila euro per ogni europeo”. Neanche a comprarsela, la Grecia.
Stavolta, il documento che anche noi segnaliamo risale allo scorso 7 Gennaio 2014, e si chiama Outlook 2014 sullo stato dell’economia dell’Eurozona (lo trovate qui). Un documento che pesa.
Ebbene, a pagina 4 di tale documento potete leggere:
(…) Tuttavia, la Grecia può
godere di una quota generosa dei fondi di coesione dell’Unione europea, in modo che il
la sua economia dovrebbe essere in grado di crescere nel 2014.
In Italia, invece, a meno che Matteo Renzi riesca a modificare sostanzialmente il percorso delle riforme, il più importante dei paesi periferici,
ci sarà probabilmente meno spazio di manovra per negoziare il suo bilancio 2015
con la Commissione europea.
E a pagina 10:
(…) Questa paralisi porterà probabilmente a una maggior pressione da parte della Commissione europea sul governo per la riduzione del rapporto debito-PIL al 60%, che sarà probabilmente limiterà il margine di manovra almeno per il bilancio 2015, a meno che Matteo Renzi non riesca a modificare il percorso di riforma.
E di nuovo a pagina 10:
Sfortunatamente, l’Italia non è riuscita ad aggiustare il costo del lavoro per unità, ancora troppo alto dato che i passati incrementi di salario non erano in linea con gli aumenti di produttività. Infatti, il Fondo Monetario Internazionale (IMF) stima che sia necessario un deprezzamento del costo del lavoro del 10% per incrementare la competitività. Malgrado le misure per risolvere ciò siano una priorità chiave per Renzi, lui molto probabilmente dovrà affrontare una battaglia in salita.
Il 7 Gennaio scorso al governo c’era Enrico Letta. Di Matteo Renzi premier non si parlava proprio, anche se il sindaco di Firenze, appena eletto segretario, già si organizzava per la legge elettorale e il job act. E proprio il 7 Gennaio era a pranzo con… Mario Monti!
Impossibile pensare ad un errore, o a confusione: al di là dell’autorevolezza della pubblicazione, redatta con la dovuta attenzione visto il peso internazionale, un errore non si ripete per tre volte in due pagine diverse.
Questo Outlook, inoltre, non è un documento riservato a pochi adepti di chissà quale setta: è disponibile online, chiunque può scaricarlo e leggerlo. Viene il dubbio che non si siano curati di scrivere quel nome ufficialmente con tanto anticipo, o addirittura sia stato fatto deliberatamente.
D’altronde, il nome di Matteo Renzi ricorre due volte con una chiara frase accompagnatoria: “a meno che Matteo Renzi non riesca a modificare il percorso delle riforme“, e la terza volta con un aperto riferimento al taglio dei salari. Ecco, probabilmente proprio questo è il punto. Una promessa, e contemporaneamente una richiesta da parte dei gruppi finanziari: vuoi diventare premier? Ebbene, devi garantire che i famigerati tagli e riforme vengano fatti. Te lo diciamo in faccia, nero su bianco, che ti sosteniamo a questo prezzo.
E noi cittadini? Non ne sappiamo nulla. Anzi sì, almeno una cosa la sappiamo: che probabilmente Renzi obbedirà.