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M5S esulta: “Siamo un virus inarrestabile”

Beppe GrilloContento, eccome, perché “i nostri sindaci che sono un virus inarrestabile”. Ma con sobrietà, perché è già nuovo corso. Quello da forza “moderata di governo”, stando ad apposito post. Beppe Grillo se la ride sul suo blog, perché i Cinque Stelle hanno espugnato il fortino rosso di Livorno, inviolato da 70 anni, e si sono pure presi Civitavecchia, vicino Roma, e Bagheria, nel cuore della Sicilia “difficile”. Raccontano che proprio il successo siciliano abbia reso particolarmente felice il fondatore. “Sto seguendo lo spoglio in diretta” ha twittato ieri pomeriggio, mentre già Cinque veleggiava verso una vittoria tonda. Poi il post di celebrazione: “Onestà 1 Mafia 0”.

L’UNICA STILETTATA in una giornata da gioia contenuta. Niente pernacchie o urla. Solo una pizzicata al Renzi ritratto da Superman “a cui i super poteri non bastano più”. Gli altri post sono tutti un’auto celebrazione. Grillo ci scherza pure su: “Sarà vero che vinciamo poi? Non so, ma io sono contento adesso”. Elenca gli 11 sindaci di M5S (8 più i tre dei ballottaggi), celebrandoli come “un sindaci-5-stellevirus inarrestabile”. Nell’elenco c’è anche il parmense Federico Pizzarotti: accusato di sintonia con i dissidenti, giorni fa criticato sul blog per il 19 per cento dell’M5S a Parma (“sotto la media nazionale”). Ieri il sindaco di Parma si è detto “immensamente felice” per le vittorie nei ballottaggi. E nelle stesse ore ha incassato la fiducia dell’M5S cittadino, che “si dissocia da chi vuole creare correnti”: ossia dagli scissionisti di “Amici di Beppe Grillo”, gruppo che vorrebbe staccarsi proprio in contestazione a Pizzarotti. “Il blog di Grillo ha ignorato la nota del sindaco” fa notare un deputato critico. E il gruppo degli scissionisti è comunque un brutto segnale. La conferma che Pizzarotti è ormai considerato fuori registro, dai vertici. Nella pancia dei Cinque Stelle c’è un clima più disteso, dopo i nervi incrociati del post-voto. Ma tra riunioni e cautele i commenti sono rari. Maurizio Buccarella, capogruppo in Senato: “A mio avviso questo risultato conferma che nelle Europee ha pagato il messaggio falsamente tranquillizzante di Renzi. Noi abbiamo modificato un po’ i toni, abbiamo capito che certi frasi di Grillo venivano strumentalizzate: e questo forse ci ha aiutato”. E lo scandalo Mose? “Un caso del genere, con il coinvolgimento di politici e corpi dello Stato, ha mostrato chi porta avanti davvero la battaglia per la legalità”. La deputata Roberta Lombardi usa un’altra chiave : “Ha funzionato il lavoro dei gruppi locali, che sanno fare rete. E ha pagato anche la nostra autocritica dopo le Europee, siamo stati capaci di riconoscere che se le cose non funzionano non è necessariamente colpa degli altri”. E gli arresti? “Prima delle Europee c’era stato l’Expo… Ma il Mose forse colpisce di più”. In serata, è tempo di assemblea congiunta tra i parlamentari. E la temperatura sale, perché il primo argomento all’ordine del giorno è la comunicazione. Tema caldo, dopo che i vertici hanno ridisegnato gli staff di Camera e Senato, senza però la rivoluzione invocata da dissidenti e ortodossi inquieti.

UN DISSIDENTE attacca frontalmente Claudio Messora, neo responsabile dell’ufficio stampa a Bruxelles (“fece una pessima battuta sulla Boldrini”). C’è chi invoca maggiore autonomia, e un controllo preventivo anche sui post di Grillo. Un deputato chiede la certificazione della consultazione web di giovedì sull’alleanza con Farage. Si parla anche di Corte Costituzionale, perché M5S deve scegliere quale candidato appoggiare per la Consulta. In assemblea viene presentata una rosa di nomi, che poi (forse oggi) verrà postata sul blog di Grillo. Ieri sera circolava molto il nome di Stefano Rodotà. Intanto ieri sera i 17 europarlamentari del Movimento sono sbarcati a Bruxelles. Smentite invece le voci su un nuovo incontro tra Grillo e Nigel Farage. Da M5S assicurano che non ci saranno nuovi contatti con partiti, fino alla consultazione web di giovedì sul gruppo con cui allearsi a Strasburgo. La prima scelta, quella di Grillo e Casaleggio, rimane lui: Farage.

di Luca De Carolis
Il Fatto Quotidiano 10.06.2014

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